IL TEMPO DI UN COUS COUS

 Non è una ricetta. Non è una ricetta per combattere l'avanzare del tempo. Non è una ricetta per combattere i segni del tempo. Forse è una piccola luce che tengo accesa sul comodino notte e giorno per ricordarmi cosa è importante nel mio tempo, cosa voglio fare del mio tempo, i principi che seguo nel mio tempo, anche quando scendere a compromessi sarebbe più facile e inizialmente forse meno doloroso.

Per me il tempo richiede tempo. Le mie relazioni richiedono tempo. Quello che per me è una relazione richiede tempo. Per gli altri non lo so, non giudico il tempo degli altri. Ma il mio voglio che venga rispettato.

Quando ero piccola avevo un'amica insostituibile, ero legatissima a lei, ancora riesco a ricordare le giornate all'asilo insieme, i giochi, i pomeriggi a casa sua. Crescendo abbiamo frequentato classi diverse, io ho un anno in più. Per me non sarebbe cambiato niente, non era un problema: lei rimaneva la mia migliore amica e avrei trovato il tempo da dedicarle. Poi nei pomeriggi dopo scuola ho iniziato a non vederla più, ad aspettarla agli appuntamenti e non vederla arrivare, a sperare in una sua chiamata. Ogni volta per giustificare le sue assenze ripetevo ad alta voce che avrà avuto un imprevisto, si sarà ammalata, forse si è dimenticata... Ricordo ancora perfettamente il commento un po' sarcastico di mia mamma: tu sei un'inguaribile ottimista.

Forse è stato allora che si è instaurato quel tarlo nell'orecchio, che è stato piantato quel piccolo seme che con l'andare degli anni è diventato una quercia: non basta dire di essere amici, serve dedicare tempo. E forse è stato da allora che piano piano il mio inguaribile ottimismo è andato smorzandosi. E questo processo è avvenuto quasi senza che me ne accorgessi: non è stata una decisione razionale, presa da un giorno all'altro. è stato più un seguire le emozioni, i sentimenti, il mio essere. 

Ho compreso con gli anni che quel malessere, quel senso di inadeguatezza, quella sensazione di dover accettare le condizioni imposte da altri non facevano per me. Di fronte ai messaggi: "Quando vuoi ci sono, se hai bisogno basta che chiami, hai tanti amici fatti sentire", ecco di fronte a queste frasi qualcosa dentro di me urlava NON MI BASTA! Non mi basta il tempo di un messaggio e non mi basta il tempo di un vocale come fondamenta per un'amicizia. Non mi bastano sette ore di un turno di lavoro durante le quali bisogna compiacere gli egocentrici, rispondere inclinando la testa amorevolmente di lato, ascoltare i bisogni di chi non li può esprimere, far fronte alle urgenze sanitarie e organizzative... Questo non è un clima che possa permettere la costruzione di una relazione: non da tempo, non permette di essere se stessi in una condizione di tranquillità, concede un tempo limitato. Questo può essere un luogo all'interno del quale  incontrare persone nuove e diverse. Ma per costruire una relazione ci vuole ben altro. Serve il tempo per il confronto, servono situazioni sfidanti e situazioni di tranquillità, servono momenti che diano gioia dove i nervi si distendono. Dove non siamo più il nostro lavoro, non siamo più la-mamma-di o il-papà-di, servono momenti in cui si condivide una passione in comune e in cui si condividono gli stessi hobby, serve una cenetta preparata con amore, un calice di vino e il tempo di una candela accesa. Serve il momento per parlare e quello in cui ascoltare, serve il silenzio.

Ho trovato poche persone che non mi guardassero di sbieco quando ho provato a spiegare questo mio concetto di tempo/relazione, questo mio bisogno. Alcune persone le ho allontanate, per me era troppo dover aspettare invano una risposta o peggio prendere una giornata libera per poi ricevere disdetta all'ultimo. E non sempre la persona ne aveva il coraggio, a volte non si presentava e basta. 

Eppure tendo sempre a illudermi, a dare per scontato che anche per gli altri sia così. Sento tanto spazio nella mia vita e nel mio cuore. Come quando si entra in un appartamento nuovo che odora ancora di vernice fresca e quando parli l'eco si diffonde in ogni stanza e torna indietro. Sento tutto questo spazio e d'impulso chiamo tutti ad entrare, c'è posto per tutti, venite! 

Ma uno si affaccia all'uscio e poi dice che domani si alzerà presto e va via subito.

L'altra non vede il fidanzato da tempo, lavorano sempre. Non c'è problema, invita pure lui! No scusami, facciamo un'altra volta.

Io domani faccio mattina, mi fermo poco.

Io ho mal di testa, ti scoccia se facciamo un'altra volta? Non me la sento proprio. Ti faccio sapere quando ci sono!

Io ho il bimbo piccolo, corre sempre, salta e fa casino, meglio di no. 

Ah ma era oggi? Scusami non avevo capito!! Ho già preso un impegno. Oh ma sentiamoci, che sarebbe bello organizzare una gita in montagna assieme.

Scusa, gli amici degli amici del mio fidanzato hanno organizzato un'escursione oggi, perchè non vieni con noi? Non so dove, non so quando, ma se vuoi vieni.


Un frastuono di parole. Rimbalzano sulle pareti delle stanze vuote, fanno il giro del cuore e tornano indietro. E io sento solo "Non ho tempo, però con un bel messaggio dovrei cavarmela. Quando non ho niente di meglio da fare, quando il mio fidanzato non c'è, gli amici di sempre hanno altri impegni e io ho voglia di farmi un giro in macchina per venire fin lì, allora sì ci vedremo. Però oh, se hai bisogno, per qualsiasi cosa ci sono!".

Intanto il couscous è pronto: lo faccio rinvenire in acqua bollente e lo sgrano bene. In una padella antiaderente un giro d'olio buono, ci butto sei o sette pomodorini interi, li faccio andare a fuoco vivace fino ad ammorbidirli. Poi con un mestolo li rompo e faccio uscire i loro succhi che col calore della pentola iniziano a caramellare. Aggiungo una manciata di capperi tritati sottili, mezza melanzana precedentemente scubettata e cotta in friggitrice ad aria. Sfumo tutto con un filo di aceto balsamico, tenendo sempre la fiamma alta. Poi abbasso al minimo il fuoco, sbriciolo mezzo panetto di tofu affumicato, la punta di un cucchiaino di tandori masala. Unisco il cous cous.

Esco sul balcone. Le rondini ballano nel tramonto.

Le mie migliori amiche abitano a 150Km da qui. Le vedo poco. Le sento molto. Le sento qui accanto. 

C'è solo da capire cosa fare con queste stanze vuote, dei conoscenti e delle aspettative.

Commenti